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Cos’è il quiet quitting? Il nuovo fenomeno delle ‘dimissioni silenziose’ passato ai raggi X

L’espressione ‘quiet quitting’ è diventata una parola d’ordine aziendale e un fenomeno culturale nel 2022, sulla scia della pandemia COVID-19 e delle Grandi Dimissioni.

Ma cosa significa esattamente e, soprattutto, è davvero un fenomeno nuovo?

In questo articolo cercheremo di approfondire la faccenda.

Iniziamo!

Quiet quitting: ecco cosa c’è da sapere su questo fenomeno crescente

cos'è il quiet quitting? | CVing

Allora, partiamo dalle basi: cosa significa ‘quiet quitting’?

Il quiet quitting è stato inquadrato in modi diversi da numerosi opinionisti, ma essenzialmente consiste nello svolgere solo i compiti richiesti dal proprio lavoro e non andare ‘oltre’ la propria mansione.

In altre parole, fare il minimo sindacale.

Dal punto di vista culturale, è vista come un rifiuto della mentalità ‘hustle-culture’ che è stata a lungo associata al successo di carriera e alla scalata aziendale. In senso funzionale – quindi dal punto di vista dei dipendenti – significa non permettere che il datore di lavoro si approfitti e richieda ai dipendenti compiti per i quali non sono pagati.

Comunque la si voglia interpretare, l’abbandono silenzioso – questa sarebbe la traduzione letterale – sembra essere un fenomeno reale e non destinato a scomparire presto.

Ma dobbiamo fare una precisazione.

L’espressione ‘quiet quitting’ sembra implicare che una persona lasci volontariamente il proprio lavoro (magari senza avvisare il datore di lavoro, da cui il termine ‘quiet’). Ma poiché il termine si traduce in realtà in “fare esattamente ciò che si è tenuti a fare, né più né meno”, sembra un’espressione impropria, se usata in questo contesto.

Tuttavia, molti oppositori del quiet quitting non prendono la frase alla lettera, ma la trattano come un’iperbole creativa, sostenendo che la mancanza di impegno e di entusiasmo sul lavoro si traduca in:

  1. un blocco dello sviluppo personale e professionale;
  2. un percorso di carriera senza uscita.

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Cosa pensano i leader aziendali del quiet quitting?

Mentre molti amministratori delegati e dirigenti della vecchia scuola sembrano disapprovare il concetto, altri nel mondo degli affari sembrano considerare la tendenza al quiet quitting come uno sviluppo naturale e salutare in un panorama aziendale in continua evoluzione.

Un esempio?

Steve Taplin, cofondatore e amministratore delegato di Sonatafy Technology, ha descritto tale fenomeno come “un movimento in cui i dipendenti assumono un maggiore controllo dei propri orari e iniziano a dare priorità ai doveri personali rispetto a quelli professionali”.

Per Taplin, la priorità di un sano equilibrio tra lavoro e vita privata sembra essere una questione di sostenibilità. E descrive questa tendenza come “la risposta della generazione moderna al burnout“.

Elon Musk, noto CEO di Tesla e SpaceX, sembra andare nella direzione opposta.

Dopo aver acquisito il sito di microblogging Twitter nell’ottobre del 2022, Musk ha inviato un’e-mail a tutti i dipendenti in cui scriveva: “In futuro, per costruire un’azienda di rottura, è necessario che i dipendenti siano in grado di lavorare in modo efficiente“.

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Come riconoscere il quiet quitting?

Abbiamo detto che, quando questo fenomeno si presenta, un dipendente smette di fare il massimo per il proprio datore di lavoro e si limita a fare il minimo indispensabile per evitare il licenziamento.

In pratica, questo può significare:

  • non offrirsi come volontario per lavori extra, ruoli di leadership o responsabilità;
  • non parlare durante le riunioni se non si è direttamente interpellati;
  • non rispondere alle e-mail o ai messaggi al di fuori dell’orario di lavoro;
  • rifiutare lavori che esulano dalle proprie mansioni;
  • isolarsi dal resto del team ed evitare gli eventi sociali;
  • prendersi un numero di giorni di malattia superiore a quello ‘previsto’ (assenteismo).

Ma non è tutto.

Come scoprire se l’abbandono silenzioso è effettivamente presente nel proprio posto di lavoro?

Difficile a dirsi, in quanto esso è per definizione un fenomeno sottile e quasi invisibile. Ciò significa che può essere complicato dimostrare che si stia effettivamente verificando.

Detto questo, ecco alcuni elementi che i datori di lavoro dovrebbero tenere d’occhio:

❓sondaggi sul coinvolgimento dei dipendenti: l’invio regolare di sondaggi sul coinvolgimento dei dipendenti può aiutare a individuare un disimpegno diffuso che potrebbe indicare la presenza di chi è propenso al quiet quitting. È bene tenere presente, però, che chi non è impegnato sul lavoro è meno propenso a compilare i sondaggi, quindi i risultati ottenuti potrebbero essere falsati;

💻metriche di produttività: quando i dipendenti smettono di dare il massimo, ovviamente, la produttività diminuisce. Se dunque, in qualità di responsabile delle risorse umane, stai già monitorando le metriche di produttività, dovresti avere un’idea della linea di base dell’organizzazione, che può aiutarti a individuare il quiet quitting nel momento in cui si verifica;

💰il bilancio dell’azienda: in casi estremi, un numero eccessivo di dipendenti disimpegnati può avere un impatto sulla redditività dell’azienda. Se dunque l’azienda sta registrando un calo inspiegabile dei profitti, l’abbandono silenzioso è una delle possibili cause da esaminare;

✨promozioni interne: le persone che abbandonano silenziosamente il lavoro non vengono di solito scelte per promozioni o nuove opportunità, perché non sono considerate capaci di sostenere lo sforzo supplementare richiesto. Tracciare chi riceve promozioni (e chi no) può aiutarti a individuare i dipendenti che potrebbero abbandonare senza accorgersene.

👂🏻sentimento: di solito i datori di lavoro sanno quando i dipendenti sono impegnati in un abbandono silenzioso, per la semplice sensazione che qualcosa non vada bene. Se qualcuno dei tuoi dipendenti non sembra in sé, potrebbe valere la pena fare un controllo, parlarci, ascoltarli e aiutarli.

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Conclusioni

In questo articolo abbiamo parlato del quiet quitting, un fenomeno che porta i dipendenti a svolgere il minimo sindacale. Limitandosi a svolgere solo le mansioni per cui si è pagati, questa tendenza permette di mantenere l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Tuttavia, per alcuni, questo è un campanello di allarme che anticipa il licenziamento.

Da qualunque prospettiva la si veda, il consiglio migliore è cercare un confronto con il datore/dipendente, laddove è possibile.

A presto!


💡Takeaways sul quiet quitting

  • Il quiet quitting è un fenomeno che si sta diffondendo sempre di più sui posti di lavoro e che consiste nel fare solo il minimo sindacale.
  • Il quiet quitting può essere visto come un rifiuto della mentalità ‘hustle-culture’ che ha a lungo caratterizzato il successo di carriera e la scalata aziendale.
  • Molti amministratori delegati e dirigenti della vecchia scuola disapprovano il quiet quitting, mentre altri lo considerano uno sviluppo naturale e salutare in un panorama aziendale in continua evoluzione.
  • Le metriche di produttività, i sondaggi sul coinvolgimento dei dipendenti, il bilancio dell’azienda, le promozioni interne e il sentimento sono alcuni degli elementi che i datori di lavoro possono monitorare per individuare la presenza del quiet quitting sul posto di lavoro.
  • Il consiglio migliore per gestire il quiet quitting è cercare il confronto tra datore/dipendente, dove possibile, per comprendere meglio le motivazioni e trovare soluzioni adeguate.

FAQ sul quiet quitting


Cos’è il quiet quitting?
Il quiet quitting consiste nello svolgere solo i compiti richiesti dal proprio lavoro e a non andare ‘oltre’ la propria mansione, ovvero fare il minimo sindacale. È visto come un rifiuto della mentalità ‘hustle-culture’ associata al successo di carriera e alla scalata aziendale, ma funzionalmente significa non permettere che il datore di lavoro ‘si approfitti’ dei dipendenti richiedendo loro compiti per i quali non sono pagati.

Cosa pensano i leader aziendali del quiet quitting?
Mentre molti amministratori delegati e dirigenti della vecchia scuola sembrano disapprovare il concetto, altri nel mondo degli affari considerano la tendenza al quiet quitting come uno sviluppo naturale e salutare in un panorama aziendale in continua evoluzione. Per esempio, Steve Taplin, cofondatore e amministratore delegato di Sonatafy Technology, descrive la priorità di un sano equilibrio tra lavoro e vita privata come una questione di sostenibilità e descrive questa tendenza come “la risposta della generazione moderna al burnout”. Elon Musk, invece, sembra andare nella direzione opposta, invitando i dipendenti a lavorare in modo ancora più efficiente.

Come riconoscere il quiet quitting?
L’abbandono silenzioso è per definizione un fenomeno sottile e quasi invisibile, quindi può essere difficile dimostrare che si stia verificando sul posto di lavoro. Tuttavia, i datori di lavoro possono tenere d’occhio alcuni elementi, come sondaggi sul coinvolgimento dei dipendenti, metriche di produttività, il bilancio dell’azienda, promozioni interne e il sentimento generale dei dipendenti.

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