Accedi

Tutto quello che devi sapere prima di decidere dove destinare il TFR

Hai appena firmato il tuo contratto ma non sai dove destinare il TFR?

Sapere che opzioni hai è fondamentale per capire quale può essere la scelta più giusta per te.

Infatti, in questo articolo vedremo di approfondire meglio la questione.

Destinazione del TFR: cosa c’è da sapere?

dove destinare il TFR | CVing

Destinazione del TFR: cosa fare se si tratta del primo rapporto di lavoro

Secondo quanto riportato dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (COVIP), il TFR può essere destinato in più modi.

Analizziamo innanzitutto il caso di una prima assunzione.

“Entro 6 mesi dalla prima assunzione, il lavoratore del settore privato […] può destinarlo in via definitiva a una forma pensionistica complementare (compilando il modello TFR2), aderendovi, oppure, lasciarlo presso l’azienda, non aderendo ad alcuna forma di previdenza complementare”.

Che significa?

Che il neoassunto ha due scelte:

  1. destinare il TFR a una specifica forma pensionistica; in questo caso, la scelta è irrevocabile;
  2. lasciarlo in azienda; tale scelta, a differenza della precedente, può essere modificata in qualsiasi momento.

Inoltre, in questo secondo caso il TFR viene normalmente riscosso al termine del rapporto di lavoro.

In realtà, però, esiste una terza opzione.

Sempre secondo la COVIP, “in mancanza di una scelta esplicita da parte del lavoratore in merito al TFR opera il meccanismo del silenzio-assenso: il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto collettivo di lavoro o, in presenza di più fondi, in quello a cui è iscritto il maggior numero di dipendenti”.

Questo significa che il lavoratore sta implicitamente aderendo al fondo pensione riportato nel contratto.

Tuttavia, “se non è previsto un fondo pensione di riferimento il TFR viene versato al fondo residuale individuato dalla normativa (per esempio, FONDINPS fino al 30 settembre 2020 e dal 1° ottobre 2020 al “Fondo nazionale pensione complementare per i lavoratori dell’industria metalmeccanica, della installazione di impianti e dei settori affini” –“COMETA”).”

Leggi anche: Reskilling: riqualificarsi per rimanere competitivi nel mercato del lavoro

Dove destinare il TFR se si tratta di nuovo rapporto di lavoro

Supponiamo ora che un lavoratore decida di cambiare vita e lavorare per una nuova azienda.

Se aveva deciso di lasciare il suo TFR all’interno dell’azienda per la quale lavorava precedentemente, così sarà anche nel nuovo rapporto di lavoro. Tuttavia, il neoassunto ha comunque la possibilità di rivedere la sua scelta in seguito.

Il che significa che in qualunque momento può decidere di destinarlo a un fondo pensionistico complementare.

Se invece questa persona ha destinato il TFR a un fondo pensionistico complementare e l’ha riscattato al termine del rapporto di lavoro, avrà sei mesi di tempo dopo l’assunzione per decidere dove destinare il nuovo TFR.

Quindi può decidere di:

  1. lasciarlo nella nuova azienda compilando il modello TFR2;
  2. destinarlo a una nuova forma pensionistica complementare.

Ma che succede se allo scadere dei sei mesi non ha ancora preso una decisione?

Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, vige il meccanismo del silenzio-assenso, per cui la liquidazione verrà assegnata al fondo pensionistico previsto nel contratto di lavoro.

Ma non è tutto.

Supponiamo invece che il lavoratore:

  • non rientri più nei requisiti della forma di previdenza precedentemente scelta;
  • non abbia riscattato il TFR.

In questo caso, il neoassunto dovrà comunicare al datore di lavoro a quale forma pensionistica destinare le quote del suo TFR futuro. Come nella situazione precedente, il tempo per decidere è di sei mesi dall’assunzione.

Tuttavia, è doveroso fare una precisazione: il TFR già maturato potrà essere mantenuto nella forma previdenziale precedentemente scelta; infatti, qui si parla esclusivamente della destinazione di quello futuro, che comporta dunque la scelta di un nuovo fondo pensionistico complementare.

dove destinare il TFR | CVing

Come viene tassato il TFR

In base a dove il dipendente sceglie di destinare il TFR, ci sarà un differente trattamento fiscale.

Se si decide di lasciarlo in azienda, questo non verrà tassato immediatamente, ma solo al momento della sua riscossione, alla fine del rapporto di lavoro.

Che significa?

Vuol dire che verrà tassato separatamente all’aliquota media dell’ultimo quinquennio; in ogni caso, la tassazione minima sarà pari al 23%.

Se invece si è optato per il fondo pensione, il TFR verrà tassato nel momento in cui il lavoratore lo riceverà sotto forma di prestazione. A seconda di quanti anni si è rimasti iscritti alla previdenza, la tassazione oscilla dal 9% al 15%.

Leggi anche: Come gestire al meglio la comunicazione sul posto di lavoro

Conclusioni

In questo articolo abbiamo cercato di sviscerare sinteticamente la questione ‘destinazione del TFR’.

Ora che sai quali sono le tue opzioni di scelta, potrai finalmente prendere la decisione migliore per te.

In bocca al lupo per tutto! 🙏🏻

Share: