Durante le Olimpiadi del 2020, l’Italia ha conquistato ben 40 medaglie. Abbiamo vinto gli Europei di calcio e pallavolo, i Måneskin hanno trionfato all’Eurovision, e ‘Luca’ è stato un successo mondiale nonché candidato al premio Oscar come miglior film d’animazione.
Eppure, tra le tante vittorie, il nostro Paese detiene il primato per una questione che poco ha a che vedere con i festeggiamenti: il numero dei giovani disoccupati.
Ebbene sì, in Italia un giovane su quattro non lavora, non studia e non si forma a livello professionale; e con l’arrivo della pandemia, la curva è cresciuta in maniera preoccupante.
Ma la vera domanda è una: perché?
In questo articolo vedremo di rispondere a questa fatidico quesito, soffermandoci sui vertiginosi dati registrati negli ultimi anni e sul differenziale della quota femminile tra i Neet italiani.
Negli ultimi anni i Neet sono in vertiginoso aumento: cosa sta succedendo alle nuove generazioni?
Neet in Italia: chi sono e quanti sono
Neet è un acronimo che sta per ‘Not in Education, Employment or Training‘.
Ma che significa?
In sostanza, riguarda tutti quei ragazzi di età compresa tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano, né sono impegnati in alcun percorso formativo.
Sarebbe bello credere che questo fenomeno europeo riguardi la minoranza, ma non è così.
Al contrario, i dati raccolti dall’Eurostat nel periodo 2020-2021 sono preoccupanti.
Infatti, l’Italia è il Paese con il più alto tasso di Neet in Europa, ed è pari al 25,1%. Ciò significa che un giovane su quattro non studia, non lavora e non si sta formando in alcun ambito.
A superare il bel paese sono solo la Turchia, il Montenegro e la Macedonia; il che è tutt’altro che incoraggiante.
Secondo i dati raccolti negli ultimi anni, sono circa tre milioni i ragazzi Neet sparsi in tutta Europa, ma si dividono in due gruppi:
- un milione di loro è disoccupato ma sta cercando lavoro;
- due milioni sono senza impiego e non ne stanno cercando.
Quindi il discorso si dirama in due: abbiamo da una parte dei giovani che non riescono a trovare lavoro dopo la scuola o l’università, ma ce ne sono tanti altri che invece ‘sprecano’ le loro energie passando il tempo a procrastinare, senza nemmeno provare a cambiare la propria situazione.
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Quota rosa: il divario di genere si fa sentire (anche tra le giovani italiane)
È vero che i Neet italiani superano la media europea del 70%, ma c’è un fattore che accomuna la maggior parte delle nazioni: una forte differenza che va a discapito della donne.
Se nella fascia d’età compresa tra i 15 e i 19 anni la quota raggiunge il 45%, superati i trent’anni si arriva addirittura al 66%, creando un vero e proprio sbilanciamento tra i due sessi che non si può ignorare.
Ma non è finita qui.
Nel precedente paragrafo è stato detto che i Neet si dividono in due gruppi: quello dei disoccupati che cercano lavoro e quello degli inattivi (disoccupati non interessati a cercare un impiego).
Ecco, in questo secondo gruppo le donne rappresentano più della maggioranza (75%).
A questo proposito, uno studio condotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha confermato che le giovani donne hanno meno probabilità rispetto ai ragazzi di trovare un impiego dopo aver concluso gli studi.
Notiamo quindi che non vengono offerte le stesse opportunità a ragazzi e ragazze, creando un divario di genere che scatena disagio e differenze ancora prima di trovare una posizione.
Neet in aumento: i dati li abbiamo (anche troppi). Adesso è arrivato il momento di capirne le cause
Perché ci sono così tanti ragazzi che non riescono a trovare lavoro o che – peggio ancora – non ne hanno la minima intenzione?
Le ragioni sono tante, e cominciano dalla scuola.
Il problema è che spesso gli studenti (sia a scuola che nelle università) ricevono un’istruzione che non si adatta al mondo in cui viviamo oggi.
Cosa significa?
Che da anni è più importante studiare religione piuttosto che educazione finanziaria.
Questo non vuole essere un accanimento nei confronti delle materie insegnate alle superiori. Tuttavia, è innegabile che i ragazzi spesso non sanno come vivere nel mondo reale, perché nessuno si è occupato di spiegarlo a dovere.
Per intenderci, a scuola non c’è nessuno che insegna loro come si pagano le tasse o come si gestisce una carta di credito.
Usciti da scuola, spesso gli studenti non acquisiscono le competenze richieste dai job recruiter oggi, ma imparano a memoria il Teorema di Pitagora e gli elementi della tavola periodica.
Quali sono le conseguenze?
Una volta conseguito il diploma o la laurea, molti ragazzi sono catapultati in un mondo che per loro è completamente nuovo, sentendosi spaesati. Non hanno acquisito ciò che più conta per il mercato del lavoro e non sanno da dove iniziare.
Quindi, abbiamo da una parte giovani con un livello di istruzione medio basso, e dall’altra plurilaureati a pieni voti senza alcuna esperienza, che risultano quindi ‘poco appetibili’ per le aziende.
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Conclusioni
In questo articolo abbiamo visto perché così tanti giovani non studiano e non lavorano in Italia.
Purtroppo il fenomeno interessa tutta l’Europa, ma i dati del nostro Paese sono assolutamente degni di attenzione e priorità.
Successivamente, si sono analizzate le cause per le quali tanti ragazzi non riescono a trovare un’offerta nel mondo del lavoro che risiedono principalmente in:
- istruzione che talvolta non aiuta i giovani a inserirsi nella società contemporanea;
- mancanza di esperienza professionale;
- mancanza di competenze.
Infine, abbiamo parlato di CVing, la platform experience che da tempo aiuta tanti italiani a trovare l’impiego più adatto in base al loro profilo lavorativo.