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Sindrome dell’impostore e colloquio di lavoro: cos’è e come affrontarla

Senti di non essere mai abbastanza a lavoro?

Se il risultato non corrisponde al massimo sei insoddisfatto/a?

Senti di dover dimostrare costantemente agli altri il tuo valore e le tue capacità?

Che tu abbia pensato “sì, parla di me!” o sia stato assalito dal dubbio, sappi che probabilmente hai avuto a che fare con la sindrome dell’impostore.

Se non sai cosa significa, potresti subito allarmarti, ma non ce n’è bisogno: si tratta di una condizione che colpisce tutti, almeno una volta nella vita. Ma imparare a riconoscerla e sapere come affrontarla diventa cruciale se si vuole lavorare serenamente.

Lo sanno i nostri clienti, che hanno trovato lavoro grazie alla nostra piattaforma CVing (e se vuoi sapere come trovare lavoro più facilmente, dai uno sguardo al nostro video Cercare un lavoro è un lavoro!) e hanno scoperto come superare questa temutissima sindrome.

Se vuoi sapere anche tu come fare, questo articolo fa al caso tuo.

Sindrome dell’impostore: che cos’è e come riconoscerla per lavorare sereni

ragazza china sul pc in evidente espressione di stress, frutto della sindrome dell'impostore

Cos’è la sindrome dell’impostore?

La sindrome dell’impostore si riferisce all’esperienza interna di chi tende a svalutarsi e a credere di non essere così competente come gli altri, ed è legata a dinamiche come il perfezionismo e il contesto sociale.

Come suggerisce il termine, chi ne soffre ha la percezione di essere un impostore, o che qualcuno stia per smascherarlo. O, peggio ancora, è pervaso dalla sensazione di non meritare qualcosa, di essere in un determinato posto solo per una fortuna sfacciata.

Questa sindrome può colpire chiunque, indipendentemente dallo status sociale, dal proprio percorso professionale, dal livello di abilità o di competenza.

Vediamo adesso alcune caratteristiche per imparare a riconoscerla:

  • dubitare di sé e autosabotarsi;
  • fissare obiettivi (a volte irraggiungibili) che, se non vengono raggiunti, provocano delusione;
  • rimproverare il proprio operato;
  • attribuire ad altri (o a fattori esterni) il proprio successo;
  • non riuscire a valutare oggettivamente le proprie competenze e capacità;
  • scarsa autostima e paura di non riuscire;
  • non sentirsi all’altezza delle aspettative.

Se vogliamo vedere il lato positivo, per alcune persone, la sindrome dell’impostore può in qualche modo alimentare forti sentimenti di motivazione, perché si rimane in una condizione di ansia costante. Alcuni quindi lavorano più duramente (a volte anche più del necessario) per assicurarsi di raggiungere l’obiettivo in questione.

Il problema subentra quando si crede che il risultato si sia ottenuto per altri fattori e non grazie alle proprie capacità, e si finisce per non riuscire a interiorizzare le proprie esperienze di successo.

Se anche tu hai avuto esperienze di questo tipo, niente panico. Adesso vediamo come affrontare questa criticità.

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Come affrontare la sindrome dell’impostore

Il primo passo per superare la sindrome dell’impostore è riconoscere di elaborare certi pensieri e guardarli con distacco da un’altra prospettiva.

In sostanza, la principale differenza tra una persona che ne soffre e un’altra è il modo di rispondere alle sfide. Questo non vuol dire che chi non ne è affetto sia più intelligente e competente: si tratta solo di capire come si ragiona dinanzi a una criticità e cambiare metodo di approccio.

In altre parole, è importante imparare ad apprezzare la critica costruttiva, capire che non chiedere mai aiuto non è sinonimo di forza e che per migliorare c’è bisogno di pratica e, soprattutto, di sbagliare.

Lo ribadiamo: datti modo di sbagliare.

Il fallimento fa parte del processo, ed è normale. Commettere passi falsi non ti rende un impostore, ripetilo a te stesso/a. Il segreto è lavorare sul mindset: non è semplice, ma con la determinazione si possono raggiungere risultati sorprendenti.

Un altro modo per risolvere la questione è riconoscere che tipo di ‘impostore’ si è. Vediamo quindi quali sono le cinque tipologie.

ragazzo stressato a lavoro soffre di sindrome dell'impostore

Quali sono i 5 tipi di sindrome dell’impostore?

1. Il perfezionista

Il perfezionismo e la sindrome dell’impostore vanno spesso a braccetto. Di norma, un perfezionista fissa obiettivi esageratamente alti per i propri standard e, quando non riesce a raggiungerli, inizia a dubitare di sé e a chiedersi se sia davvero all’altezza. Spesso è un maniaco del controllo, e crede che se qualcosa deve essere fatto bene, allora è necessario farlo da soli.

Normalmente, il perfezionista si accusa di ‘non essere tagliato’ per il proprio lavoro quando non raggiunge un certo obiettivo. Se commette degli errori, ha la tendenza a rimuginarci sopra per giorni.

Il problema più grande è che il perfezionista è convinto che per fare bene un lavoro debba essere quanto meno perfetto. E nonostante a volte rasenti effettivamente la perfezione, continua a non essere soddisfatto, perché pensa che avrebbe sicuramente potuto fare di più.

Ti renderai conto che si crea, inevitabilmente, un circolo vizioso che non fa bene né alla persona, né a chi le sta intorno.

Quindi, cosa puoi fare se ti ritrovi in questa categoria?

Impara a prendere i tuoi errori con tranquillità, vedendoli come una parte naturale del processo; ma soprattutto, inizia a celebrare i tuoi successi e a gratificarti come dovresti.

D’altronde, la perfezione non esiste, giusto?

2. Il solista

In genere, il solista è quella persona che non riesce a chiedere aiuto. Non per incapacità, ma semplicemente perché crede che se lo facesse gli altri scoprirebbero la sua vera natura di impostore. Verrebbe smascherato.

Credendo di poter lavorare in costante autonomia, si sente in dovere di dimostrare il proprio valore agli altri.

Pensi di rientrare in questa categoria? Ecco cosa potresti fare per risolvere la situazione:

  • innanzitutto, devi comprendere che non c’è assolutamente nulla di male nel chiedere aiuto: a volte è bene affidarsi a chi ha più esperienza, perché è il modo più efficace che abbiamo per migliorare;
  • secondo punto: devi smettere di dimostrare costantemente le tue capacità; se sei stato scelto/a per quella posizione, significa che sei la persona più adatta; impara a riconoscere il tuo valore in modo realistico.

3. Il genio

Queste persone tendono a giudicare la loro competenza in base alla facilità e alla velocità con cui svolgono un’attività. Al contrario, lo sforzo e la fatica sono percepiti come negativi. In altre parole, se impiegano molto tempo a padroneggiare qualcosa, si sentono inadatti.

Questo tipo di ‘impostori’ tende a fissare un’asticella estremamente alta, proprio come i perfezionisti. La differenza con questi ultimi, però, è che spesso i geni pretendono di riuscire al primo tentativo: se non sono in grado di fare qualcosa velocemente o fluentemente, si sentono frustrati e insoddisfatti.

Se dunque:

  • tendi a eccellere senza particolare sforzo,
  • ritieni di essere in grado di gestire qualcosa autonomamente,
  • hai collezionato una sfilza di voti altissimi e raramente ti sei concesso/a un’insufficienza,
  • quando sbagli metti immediatamente in discussione le tue capacità e la tua autostima vacilla,

ecco cosa potresti fare: innanzitutto, devi smetterla di pensare che tutto ti debba riuscire egregiamente da subito. Non siamo delle macchine, tutti sbagliamo ed è impossibile eccellere in ogni cosa che facciamo.

Per raggiungere determinati risultati, spesso occorre provare più volte, perché solo in questo modo ci si può perfezionare.

4. L’esperto

Colui che teme di essere incompetente agli occhi degli altri e misura le proprie capacità in base alla quantità e all’entità di ciò che può fare o produrre.

Gli esperti sono persone alla costante ricerca della perfezione: se non soddisfano ogni minimo requisito per una posizione di lavoro, non tentano nemmeno di proporsi.

Credono che per avere successo sia imprescindibile ottenere quanti più attestati e certificazioni possibili. E, siamo onesti, da un lato, è un bene volersi aggiornare e approfondire le proprie conoscenze: ma se questo diventa una smania di collezionismo di titoli solo per colmare dei vuoti che solo tu hai notato, allora forse c’è un problema.

Se ti ritrovi in questa descrizione, ecco da dove devi partire.

Smetti di credere di non essere abbastanza.

Se vuoi frequentare dei corsi di formazione, fallo per il piacere di imparare e per arricchire il tuo bagaglio, e non per dimostrare agli altri di essere super skillato e competente in ogni area e settore.

A maggior ragione, se ti piace studiare e conoscere, goditi il processo: ottenere un riconoscimento è tanto gratificante quanto fine a sé stesso se ottenuto solamente per esibirlo nel proprio curriculum.

5. La superdonna/il superuomo

Parliamo di coloro che si spingono a lavorare sempre più duramente per essere all’altezza, e usano questa copertura per mascherare le loro insicurezze. Tuttavia, ciò rischia di danneggiare non solo la persona in questione, portandola a una condizione di burnout da lavoro, ma anche le sue relazioni con gli altri.

Diciamo che puoi definirti superuomo o superdonna se:

  • non riesci a godere del tempo libero;
  • ti trattieni in ufficio esageratamente oltre l’orario di lavoro anche se hai portato a termine tutti i compiti del giorno;
  • dai priorità al tuo lavoro sacrificando le tue passioni;
  • ti senti, in qualche modo, in dovere di lavorare più duramente e più a lungo perché credi di non esserti veramente guadagnato/a il tuo ruolo e di dover dar prova di te agli altri.

Se la risposta è affermativa, inizia a ‘mollare un po’ la presa’. Mi spiego meglio: non sovraccaricarti di lavoro e, una volta portati a termine i compiti della giornata, torna a casa e rilassati. All’inizio ti sentirai in colpa, ma piano piano imparerai a godere di quei momenti e ti sentirai più gratificato/a.

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Conclusioni

In questo articolo abbiamo cercato di delineare la figura dell’impostore, spiegando in cosa consiste questa sindrome, come si manifesta e quali sono i cinque tipi.

Se ti ritrovi in uno di questi, non temere: alcuni studi hanno rilevato come il 70% degli intervistati fosse arrivato a sperimentarla a un certo punto della propria carriera.

L’importante è saperla riconoscere e cercare di migliorarsi: questo è essenziale sia per la propria salute mentale, che per il proprio rendimento a lavoro.

E se non hai ancora iniziato la tua carriera professionale (o stai pensando di cambiare posizione), affidati a CVing, una platform experience che aiuta migliaia di persone nella ricerca dell’impiego che hanno sempre desiderato.

Grazie alla possibilità di eseguire colloqui in differita, questa realtà ti offre l’opportunità di entrare in contatto con tantissimi reclutatori che sfruttano questa modalità per conoscere meglio i candidati e ottimizzare le tempistiche.

E se non sai come fare, sappi che hai la possibilità di esercitarti nella tua area personale, in modo da prendere sempre più confidenza.

Che aspetti? Carica il tuo curriculum e inizia la ricerca del lavoro che hai sempre sognato!

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