Ammettilo: stai pensando di dare un “aiutino” al tuo curriculum vitae per ottenere quel lavoro che ti piace nell’azienda dei tuoi sogni. Entrare in contatto con le migliori organizzazioni attraverso strumenti agili e innovativi come le Digital Talent Week promosse da CVing è facile, ma è altrettanto facile incappare nel recruiter esperto capace di individuare in men che non si dica quelle innocenti bugie scritte per farci apparire diversi o migliori rispetto a ciò che siamo.
Quanto è diffusa l’abitudine a mentire sul curriculm vitae
La tendenza ad arricchire il curriculum di dettagli poco veritieri è piuttosto comune: secondo un’indagine della Società Robert Half, il 46% dei lavoratori intervistati conosce direttamente uno o più colleghi che hanno gonfiato il proprio CV.
Scrivere bugie sul CV può danneggiare la tua reputazione!
Il candidato smascherato in fase di colloquio compromette inesorabilmente la propria credibilità e, in caso di assunzione, rischia molto di più!
Nei casi più gravi, quando per avvalorare le bugie il candidato fornisce al datore di lavoro false documentazioni, sussiste il reato di truffa sancito dall’articolo 640 del Codice Penale.
Le conseguenze delle bugie nel settore pubblico e nel settore privato:
La Corte di Cassazione è intervenuta più volte in merito alla falsificazione dei curriculum vitae ribadendo la gravità di questa pratica. Presentare un cv con informazioni false per accedere ad un concorso pubblico significa incorrere nel reato di falso ideologico e rischiare la reclusione fino a 2 anni. Nel caso di un rapporto di lavoro privato il datore di lavoro ha facoltà di licenziare per giusta causa il dipendente, esigere la restituzione delle somme indebitamente percepite e citare per danni l’ex dipendente troppo “fantasioso”.
Quali sono le bugie da non scrivere mai sul CV?
Gonfiare il CV con qualche inesattezza è pratica diffusa e può anche passare inosservata agli occhi di un recruiter troppo sbrigativo. Dichiarare, per esempio, di avere ottima padronanza di una lingua che si conosce a stento, potrebbe anche non portare a conseguenze nel caso in cui l’iter di selezione non preveda test o prove specifiche.
Attenzione invece a queste tre bugie che, se scoperte possono costare care:
1) Retribuzione:
La bugia sullo stipendio percepito nel precedente rapporto di lavoro è un sempreverde. Perché si mente su questo argomento? L’obiettivo è quello di ottenere condizioni economiche migliori, ma questa bugia non porta lontano. I recruiter più esperti conoscono bene il mercato del lavoro e conoscono le retribuzioni correnti. Essere smascherati è facile, soprattutto nel caso in cui al candidato si chieda di documentare concretamente quanto dichiarato.
2) Ruolo:
La bugia sulla posizione ricoperta in passato è tra le più gettonate. Questo tentativo maldestro di ottenere un inquadramento superiore a quello meritato può essere facilmente smascherato dal recruiter nel corso della selezione o, peggio, durante il periodo di prova in azienda!
3) Titolo di studio:
Ostentare un titolo di studio mai conseguito o spacciare per concluso un percorso universitario interrotto è un altro grande classico tra le bugie contenute nei CV. Un falso che non potrà passare inosservato quando al candidato, in fase di assunzione, potranno essere richieste documentazioni specifiche.
In conclusione, mentire non paga mai mentre un curriculum ben scritto sarà capace di valorizzare le tue abilità e il tuo percorso in totale trasparenza!