Il mondo del lavoro offre tante possibilità.
E fin qui, tutto bene.
Eppure, sembra che ancora oggi – nonostante le numerose battaglie che si combattono ogni giorno – uomini e donne non abbiano le stesse opportunità.
Anzi, non sembra affatto: è così che stanno le cose, purtroppo.
Soprattutto nelle discipline STEM, la donna risulta ‘un gradino più in basso’ rispetto all’uomo.
Ma da dove nasce il problema?
In questo articolo cercheremo di capire perché le donne non hanno le stesse possibilità degli uomini nell’ecosistema della scienza, e come ciò si ripercuota sul mondo del lavoro.
Alle donne interessa il mondo della scienza, ma l’Italia non sembra (ancora) pronta per questo
Studi STEM: le immatricolazioni aumentano, ma il divario di genere resta
Secondo i dati raccolti recentemente dal Ministero dell’Università, poco più del 20% delle ragazze si è iscritto a un corso STEM nel 2021.
Nonostante le immatricolazioni abbiano registrato un aumento del 15% – specialmente in informatica e ICT – il divario di genere si fa ancora sentire.
Insomma, c’è ancora tanta strada da fare prima di parlare di parità dei sessi nel mondo della scienza.
Ma a cosa si deve questo enorme gap?
Tante giovani studentesse sono spesso frenate dai pregiudizi che sono figli di una cultura esclusiva.
Purtroppo, sono in tanti a credere che una donna possa eccellere più facilmente nelle materie artistico-letterarie piuttosto che in quelle scientifiche. E cosa ancora più sconcertante, a volte questi stereotipi vengono inculcati sin dai primi anni della scolarizzazione.
Per cui, può capitare che alcune ragazze si convincano di non potere mai perseguire una professione STEM nel futuro, perché non si ritengono all’altezza.
Che cosa ne consegue?
Che spesso le studentesse appassionate di discipline STEM abbandonano i calcoli e le statistiche per la letteratura e la storia, anche se queste non sono le loro materie di studio predilette e sulle quali vorrebbero costruire una carriera.
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Caso studio AlmaLaurea: nelle professioni STEM persiste ancora la differenza di genere (anche nella retribuzione)
Dai dati raccolti da AlmaLaurea – consorzio interuniversitario rivolto a studenti e aziende – sono emerse delle questioni interessanti.
Tra le tante, qui decidiamo di riportare solo quella legata alla disparità di genere nella retribuzione, la quale merita una particolare attenzione.
Dopo il conseguimento della laurea in materie di studio STEM, emerge che lo stipendio medio sia di 1.571 euro netti al mese, tendenzialmente più elevato rispetto a chi non si è laureato in queste discipline.
Ma vediamo subito che questo valore è frutto di una media sconcertante.
Mentre una laureata STEM percepisce una retribuzione di 1.357 euro, per gli uomini si arriva a 1.700.
Non è casuale che a parità di mansioni, responsabilità e competenze, questo divario si confermi in tutte le discipline.
Nel caso studio viene sottolineato come questo differenziale sia in parte ‘giustificato’ dalla percentuale di lavoratrici part time (16%), in maggioranza rispetto agli uomini (meno del 5%).
Ma nonostante questo, la disparità salariale è comunque presente, ed è a favore degli uomini.
A parità di contratto – quindi escludendo i lavoratori e le lavoratrici part time – gli uomini percepiscono uno stipendio di 1.731 euro mensili, mentre le donne di 1.486 euro netti.
Professioni STEM: perché le donne si tirano indietro?
È facilmente intuibile immaginare le ragioni per le quali una donna sia meno propensa a perseguire una carriera STEM.
In primis, c’è da considerare il background familiare: l’educazione è uno degli aspetti fondamentali che concorre alla formazione della nostra persona e che incide sul nostro io futuro.
Per fare un esempio, se una bambina cresce con l’idea che non sia abbastanza brava per eccellere in matematica, verosimilmente avrà poca autostima e scarsa motivazione durante la sua carriera scolastica.
C’è da dire però che questo non vale per tutti. Ci sono – ci sono state e ci saranno – anche delle ragazze alimentate dalla voglia di rivalsa.
Ma purtroppo, quello che si è appena detto non sempre rispecchia la realtà.
Questo perché la nostra società, alimentata da programmi di dubbio gusto in cui la donna viene talvolta considerata al pari di un elemento d’arredo, ha contribuito al radicamento di stereotipi che ancora oggi separano studenti e studentesse.
Con l’idea che donne e scienza non vadano a braccetto, si tende a credere che invece i maschi siano più propensi a eccellere.
Disparità di genere sul lavoro: conseguenze nel mondo STEM
Sulla base di quanto appena visto, dunque, la tendenza ad attribuire meriti e propensioni in base al genere si è perpetrata nel tempo, per poi riversarsi nel mondo del lavoro (basti pensare alla differenza salariale di cui si è discusso precedentemente in questo articolo).
Lo scenario è quindi tutt’altro che incoraggiante per le future scienziate e matematiche.
La maternità è quindi vista come un ostacolo per il perseguimento di una carriera.
Sfortunatamente, ci sono dei datori di lavoro più propensi a offrire promozioni agli uomini, perché fermamente convinti che la loro carriera non sarà ‘disturbata da alcun impedimento’.
Suona brutale, è vero, ma purtroppo questa è la realtà di molte dipendenti oggi.
Quindi, per riassumere brevemente, tante ragazze e donne rinunciano al mondo delle discipline STEM in seguito a pregiudizi e stereotipi radicati nella società, nell’educazione e nel mondo del lavoro.
Pregiudizi privi di fondamento che devono essere necessariamente smantellati.
Pregiudizi per i quali è arrivato il momento di dire basta.
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Conclusioni
In questo articolo si è parlato del problema del gender gap nelle discipline STEM.
Anche se le iscrizioni all’università sono in aumento rispetto agli anni passati, le giovani donne sono ancora spesso e volentieri frenate dai pregiudizi della società.
Si è visto poi come persista un differenziale pericolosamente importante nella retribuzione di lavoratori e lavoratrici.
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